10 consigli utili per viaggiare con un neonato

Ogni volta che pubblico le foto dei nostri viaggi con la bambina ricevo tanti complimenti per la nostra intraprendenza e tante domande relative all’aspetto pratico. Ho quindi pensato che potesse essere utile un post per fare un po’ di chiarezza.

La prima cosa che tengo a precisare è che “non siamo bravi” come ci dicono in molti, siamo, anzi sono soprattuto io, un’egoista! Sicuramente abituare i bambini ad essere curiosi e ad accettare i cambiamenti (di abitudini, sapori, colori, tradizioni) è una cosa positiva. Quando sono così piccoli però, siamo onesti, per loro è soprattutto uno stress. Stanno ancora imparando tantissimo e sono già bersagliati da stimoli importanti e continui nella loro quotidianità, senza bisogno di stravolgere anche le loro abitudini. Allo stesso tempo c’è da dire che, i primi mesi, quando ancora non camminano e riescono a stare più o meno dove li si mette, è per certi versi il periodo più facile per la gestione da parte dei genitori. Dopo iniziano ad avere un bisogno sempre crescente di sfogarsi e giocare, ed è necessario riuscire ad assecondarli il più possibile.
Quindi che si fa? Si rinuncia a viaggiare finché non avranno almeno 5/6 anni? Assolutamente no!!! Basta mettere in atto alcune strategie per semplificarsi la vita e soprattutto essere motivati: se viaggiare piace ai genitori, l’entusiasmo si trasmetterà in qualche modo anche ai propri bambini ma se la cosa è una forzatura per noi, inevitabilmente lo sarà anche per loro.

Un’altra questione da precisare assolutamente è che: “No, non è affatto facile viaggiare con un bambino!”. Naturalmente non si può pensare che viaggiare in 3 sia come quando da spensierata coppietta si partiva all’avventura, con il solo bagaglio a mano e prenotando all’ultimo minuto. È necessario un minimo di organizzazione pre partenza e molta pazienza sia durante che dopo il viaggio. Molto spesso io e mio marito ci guardiamo e ci diciamo: “Ma cosa ci è saltato in mente? Non potevamo starcene a casa tranquilli?”.
Durante il nostro secondo viaggio a Parigi, la bambina ha avuto la prima febbre alta della sua vita. Era domenica ovviamente e non potevamo nemmeno telefonare alla nostra pediatra. Contavamo di tornare a casa il giorno dopo e invece hanno annullato proprio il nostro volo e siamo rientrati con due giorni di ritardo! Sono situazioni imprevedibili ma che possono succedere e che naturalmente destabilizzano i genitori. Dopo il nostro ultimo viaggio ad Edimburgo invece, presa l’abitudine di addormentarsi sempre in passeggino durante il giorno, la nostra furbetta ha deciso di non volerne più sapere della sua cameretta e del suo lettino. Sei giorni sono riusciti a buttare all’aria mesi di duro lavoro. Purtroppo i bambini perdono facilmente le buone abitudini se gliene si da modo. Per quanto si possano considerare sciocchezze, sono comunque tutte cose da mettere in conto.
Ad ogni modo i bambini (così come i genitori) sono tutti diversi e sta ad ognuno di noi valutare cosa sia realmente fattibile e quanto possa valerne la pena.

Contrariamente a quanto possa sembrare da quel che ho detto finora, non voglio scoraggiare nessuno a viaggiare con figli piccoli anzi, adesso cercherò di elencarvi alcuni consigli che secondo me possono davvero semplificare le cose.

  1. Iniziare a piccole dosi: prima che nascesse la nostra bambina avevo già fatto progetti di viaggi intorno al mondo! ? La verità è che non si possono fare i conti senza l’oste. Naturalmente non si può pensare di organizzare un viaggio con un bambino piccolo se si è abituati ad uscire massimo un paio di ore alla settimana. Bisogna esser sicuri di poter gestire almeno mezza giornata fuori casa prima di programmare addirittura un viaggio. Noi fin da subito abbiamo continuato a passare i nostri sabato in giro per il centro. Siamo sempre andati a far la spesa con lei. Abbiamo provato ad abituarla alla confusione. Tuttavia nemmeno questa è una certezza perché le nostre creature cambiano continuamente e la verità è che, almeno i primi anni, è difficile prevedere come si comporteranno tra un paio di mesi (per non dire tra un paio di giorni). In ogni caso, oltre al sabato a zonzo, quando aveva due mesi e mezzo abbiamo iniziato con un weekend a Firenze. Ero terrorizzata prima di partire ed invece è andata meglio che a casa! In base alla stagione si può provare a organizzare un weekend al mare o in montagna. L’ideale è comunque prendere coraggio con qualcosa che non sia troppo impegnativo (nemmeno dal punto di vista economico) e pensare che se per caso non andasse bene, mal che vada potremmo starcene in appartamento (e questo lo approfondirò più avanti) ed affrontare in trasferta le stesse difficoltà che avremmo dovuto fronteggiare a casa.
  2. Rompere il ghiaccio con una destinazione già conosciuta: so che se si è amanti dei viaggi, ed è già un po’ di tempo che non se ne fa uno, non si vede l’ora di esplorare un posto nuovo. Tuttavia iniziare con una meta già nota è d’aiuto sia da un punto di vista logistico ed organizzativo che psicologico. Quando si arriva per la prima volta in un posto nuovo si spera di visitare e vedere almeno tutte le attrazioni principali. Tuttavia se la nostra prima meta fosse Roma, Parigi o Londra … dovremmo aver dato alla luce un vero angioletto per riuscire a visitare tutto come si deve! Conoscere già la destinazione e aver già avuto modo di assaporare in precedenza tutte le meraviglie che ha da offrire, ci permette di accontentarci anche solo di passeggiare per le sue vie godendoci il nostro momento in famiglia e di prendere le cose così come vengono. Era da tanto tempo che volevo ridare una seconda occasione a Praga e che sognavo di tornare a Parigi. Così, quando ho iniziato a friggere all’idea di riprendere a fare qualche viaggio, non ho potuto che pensare a loro come destinazioni ideali per ricominciare.
  3. Contenere i tempi di viaggio: riagganciandomi al primo punto relativo alla gradualità, il mio consiglio è di iniziare con destinazioni più vicine ed eventualmente pian piano spingersi sempre più lontano. Sebbene sia relativo e dipenda molto dal carattere del bambino, a mio avviso la parte più difficile dei nostri viaggi è sempre stata quella dei trasferimenti più che della permanenza in sé. Nostra figlia fa parte di quella categoria di bambini che fa fatica a dormire: per cui non ho mai potuto sperare che si appisolasse per tutta la tratta aerea né da piccolissima né tanto meno adesso. Al contrario ci sono bambini che non tollerano di stare in passeggino ma che in braccio alla mamma si addormentano subito. Ad ognuno la sua croce!! Ecco quindi che, oltre a iniziare da città già visitate, sono anche stata attenta a ridurre il più possibile le due giornate di trasferimento: scegliendo di partire sempre dall’aeroporto più vicino a casa e di individuare le destinazioni con la tratta aerea più breve. Il nostro volo per Praga è durato circa 1h e 30 minuti mentre quello per Parigi 1h e 50 minuti. Quello che spesso non si considera è che per arrivare alla meta non c’è solo il viaggio aereo ma anche il  raggiungimento dell’aeroporto, l’attesa di almeno un paio d’ore prima del decollo, il volo vero e proprio e infine il raggiungimento dell’alloggio. Anche con una tratta aerea di solo un’ora e mezza, nel complesso il viaggio può arrivare a durare come niente 5 ore, senza considerare eventuali ritardi.
  4. Tenersi larghi con i tempi: chi ha figli lo sa bene anche senza bisogno di viaggiare ma con dei bambini i tempi si allungano a dismisura. Ci vuole più tempo per prepararsi, più tempo per mangiare, sono necessarie molte più soste e, a prescindere, non sarebbe male rientrare presto la sera. Se prima si riusciva a visitare una città in tre giorni, con un bambino ce ne vorrebbero almeno cinque. E’ quindi consigliabile, laddove possibile naturalmente, concedersi qualche giorno di permanenza in più di quelli normalmente suggeriti. Ad ogni modo il consiglio di tenersi larghi con i tempi non riguarda solo la programmazione del viaggio ma anche il modo di affrontarlo: bisogna partire con l’idea di vivere alla giornata, accontentandosi di quello che verrà senza fare grossi programmi (e ve lo sta dicendo una che prima programmava anche la sosta al bagno). Vi assicuro che in questo modo vi sentirete molto più soddisfatti alla fine di ogni singola giornata.
  5. Prenotare il più tardi possibile o, laddove concesso, con cancellazione gratuita: come ho già accennato, è davvero difficile prevedere come si comporteranno i nostri bambini tra un paio di mesi, specie quando sono così piccoli da vivere trasformazioni continue. Il mio consiglio è quindi quello di prenotare il volo circa 30-40 giorni prima. Purtroppo non è la soluzione più economica (ogni volta da quando inizio a cercare una possibile destinazione a quando prenoto, ho sempre l’impressione di rimetterci almeno 50€) ma è sempre meglio che decidere di rinunciare all’ultimo minuto perché magari nostro figlio è in piena fase dentizione, non mangia più, non dorme più e piange sempre. Per quanto riguarda gli alloggi invece, sono moltissime le soluzioni con cancellazione gratuita e vi consiglio di scegliere tra quelle. La verità è che fino all’ultimo minuto non potremo mai sapere quali imprevisti incontreremo, specie se il bimbo va già all’asilo nido e i malanni sono sempre dietro l’angolo. Sicuramente la soluzione migliore sarebbe stipulare un’assicurazione sul viaggio ma trattandosi di tratte low coast e di alloggi a cancellazione gratuita, fino ad ora non ci è mai convenuto.
  6. Prenotare un appartamento: di appartamenti in affitto se ne trovano sempre di più e sempre più facilmente grazie a portali come Booking.com, Airbnb ecc … A mio avviso sono una soluzione pratica anche senza figli al seguito ma, soprattutto se si viaggia con dei bambini piccoli, migliorano drasticamente la qualità della permanenza. Un conto è restare fuori casa un’intera giornata, un altro è farlo per sei giorni di fila. Alloggiare in un appartamento ci ha sempre permesso di rientrare nel tardo pomeriggio senza tirare troppo la corda o, in caso di maltempo, di temporeggiare la mattina senza sentirsi mai claustrofobici come succederebbe invece in 15 mq di camera d’albergo. Inoltre, non so come si comportino i vostri figli ma la nostra dorme solo col buio più assoluto pertanto, in una camera d’albergo, ci saremmo trovati a dover sempre andare a letto alle 21.00 anche noi oppure a trascorrere la serata chiusi in bagno. Avere un appartamento è comodo anche per questo. Infine, cosa ancora più importante, specie per i primi 12-18 mesi del vostro bambino, avere a disposizione una cucina propria ci permette di farli mangiare in maniera più sana e controllata. Nostra figlia è abituata a mangiare quello che mangiamo noi per cui non abbiamo grossi problemi quando siamo fuori tuttavia, la cucina all’estero non è proprio come quella italiana (è meno variegata, più speziata, ci sono molti fritti) e almeno la sera cerchiamo di farle mangiare una semplice pastasciutta o un passato di verdure! Per chi invece ha bambini difficili con l’alimentazione, avere una cucina propria dà anche la possibilità di prepararsi i pasti e portarseli appresso durante il giorno.
  7. Partire in compagnia: lo ammetto! Non siamo ancora mai partiti noi tre da soli! I bambini hanno bisogno di attenzioni continue ma anche mamma e papà hanno piacere a godersi un po’ la loro “vacanza”. Convincere parenti o amici a partire con voi è sicuramente un grosso aiuto sia psicologico (vi sentirete molto più tranquilli all’idea di partire) che fisico: due occhi e due braccia in più fanno sempre comodo quando ci sono di mezzo i nostri monelli.
  8. Comprare un passeggino leggero da battaglia: la prima cosa a cui si pensa quando si scopre di aspettare un pupo è “Che passeggino compriamo?”. La scelta ricade quasi sempre su un duo o un trio perché in un’unica soluzione riescono a coprire un po’ tutte le fasi di crescita del bambino. Sono senz’altro la formula più comoda nella quotidianità ma non altrettanto per viaggiare: sono infatti molto pesanti ed ingombranti per non parlare del fatto che, con quello che costano, viene un po’ d’ansia a pensare di abbandonarli in stiva. Alcuni genitori, che magari sono abituati a viaggiare, che vivono o hanno parenti all’estero da andare a trovare, o semplicemente che son fiduciosi circa la buona indole del loro pargoletto, decidono invece di investire su un passeggino da viaggio: si tratta di passeggini leggeri, progettati apposta per rispettare le dimensioni di un bagaglio a mano una volta chiusi, così da poter essere portati sempre con sé. Sono fatti meglio dei normali passeggini leggeri e per questo hanno anche un costo ben più elevato. Il più venduto è sicuramente lo YOYO di Babyzen che offre anche la possibilità di acquistare l’ovetto compatibile diventando così un trio a tutti gli effetti. Avendo già un nostro trio, ho preferito non spendere tanto anche per un passeggino da viaggio e ho quindi optato per l’OHlalà della Chicco. Ha già affrontato tre viaggi con noi e per quello che è costato possiamo dire che, se anche dovesse lasciarci a breve, avrebbe fatto il suo sporco dovere.
  9. Acquistare il bagaglio da stiva: prima che arrivasse la nostra bambina, io e mio marito partivamo quasi sempre solo con il bagaglio a mano. Anche nei viaggi intercontinentali, quando avevamo comunque a disposizione ben due bagagli da stiva, ne portavamo giusto uno mezzo vuoto! Ho sempre preferito viaggiare con lo stretto necessario e soprattutto portando sempre il più possibile con me sull’aereo. Non ci è ancora mai successo (e ovviamente adesso la sto chiamando) ma da sempre ho l’incubo che smarriscano proprio il mio bagaglio. Ebbene, con un bambino non si può più pensare di viaggiare così leggeri e il bagaglio da stiva diventa fondamentale! Non fosse altro che per le scorte di pannolini, qualche pappa particolare, biberon, ciotoline, posatine, giocattoli, un arsenale di vestitini per tutte le volte che si sporcherà e qualche extra che torna utile decidendo di alloggiare in un appartamento invece che in hotel. Come vi dicevo (almeno con Easyjet e Ryanair) i bambini sotto i due anni, pur pagando una quota fissa, non hanno diritto né ad un posto a sedere né ad un vero e proprio bagaglio a mano. Tuttavia è consentito portare sull’aereo la borsa del cambio, che ho prontamente trasformato in uno zaino per guadagnare capienza. Ad ogni modo, una volta appurato che il bagaglio da stiva diventa necessario, il mio consiglio è di puntare molto su quello rinunciando piuttosto ad uno, se non ad entrambi, i nostri bagagli a mano. In questo modo sarete più liberi durante i vari controlli, nel girare in aeroporto ma anche nel raggiungere il vostro alloggio, specie se deciderete di spostarvi coi mezzi pubblici. Trovarsi in due con un bambino, un passeggino, due bagagli a mano e una valigia, potrebbe essere più scomodo del previsto. In queste situazioni infatti, meglio informarsi su come funziona il servizio taxi del luogo o se il proprio alloggio dispone anche di un servizio di navetta. A Parigi ad esempio si pagano delle quote fisse per le tratte dai vari aeroporti al centro. A Edimburgo invece, avevamo già prenotato prima della partenza su Booking.com il taxi sia andata per ritorno, riuscendo a trovare una buona offerta, mentre a Praga la società che gestiva il nostro appartamento metteva a disposizione anche il servizio di trasporto.
  10. Comprare uno o più giocattoli nuovi da sfoderare durante il viaggio: come vi dicevo, nella mia esperienza, la parte più difficile è sicuramente quella dei trasferimenti. Arrivare a intrattenere un bambino di 14 mesi fermo per due ore mezza come durante il nostro ultimo viaggio ad Edimburgo, è stata davvero un’impresa! Non so come avremmo fatto se avessimo avuto il terzo posto accanto occupato. Fino ai due anni i bambini pagano una quota fissa per la tratta aerea (30€ con Easyjet e 25€ con Ryanair). Trovando delle buone offerte low cost il loro biglietto può arrivare a costare quasi come il nostro. Ciononostante a loro non è riservato un posto a sedere ma devono viaggiare in braccio ad un adulto. Nel corso del primo viaggio nostra figlia aveva 7 mesi, ancora non gattonava e giocava giusto con qualche sonaglietto per cui nel complesso è stato semplice. Quest’ultima volta invece sarebbe stato impossibile tenerla ferma in braccio così a lungo. Non essendoci nessuno seduto accanto a noi abbiamo avuto la fortuna di lasciarle più spazio. Ad ogni modo, proporre un gioco nuovo può essere un grosso aiuto per intrattenere vostro figlio senza dover necessariamente ricorrere subito ai dispositivi tecnologici che comunque, nell’emergenza, funzionano sempre.
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